I primi quattro mesi del nuovo cartellone di Sardegna Teatro - come da tradizione - si distinguono per l’eccellente livello qualitativo di produzioni e artisti coinvolti, ricerca drammaturgica, varietà e ricchezza di una proposta scenico- artistica che nasce dalla partecipazione civile.
A quasi mezzo secolo dalla costituzione sotto forma di semplice collettivo studentesco universitario, l’attuale fondazione Sardegna Teatro - dal 2015 Teatro di Rilevante Interesse Culturale con perno intorno alle realtà dei teatri Massimo di Cagliari ed Eliseo di Nuoro - riconferma la propria attitudine sperimentale e partecipativa, proponendo - sin dal quadrimestre iniziale della nuova stagione 2017/18 - una notevole selezione di spettacoli caratterizzati dalla fertile fusione creativa tra le arti.
A far da collante tra i lavori, oltre al gusto per la contaminazione tra generi diversi e al piacere della ricerca scenica in senso lato, vi è inoltre l’idea della vita spesa come “passione” per un ideale e per i propri simili, per l’umanità in ogni sua declinazione.
Due figure emblematiche: il teatro come passione di vivere
Da questo punto fermo derivano le drammaturgie che inaugureranno rispettivamente le scene a Cagliari e Nuoro: Essere Gramsci, in prima al Teatro Massimo il 15 settembre, originale rielaborazione della regista Clara Murtas in occasione delle celebrazioni per gli ottant'anni dalla prematura scomparsa in carcere di Antonio Gramsci; e Quasi Grazia, la pièce di Marcello Fois, produzione originale di Sardegna Teatro, che, alludendo nel titolo all’ultima opera autobiografica incompiuta della scrittrice nuorese Grazia Deledda, inaugurerà la stagione del Teatro Eliseo il 27 ottobre: «quasi un romanzo» teatralizzato che, forte della regia di Veronica Cruciani e della partecipazione straordinaria di Michela Murgia, attraverso la connessione tra momenti biografici salienti e immagini letterarie ispirate dai romanzi della Deledda, tenterà di comunicare l’attitudine rivoluzionaria di questa intellettuale mai prona alle convenzioni sociali del proprio tempo, ad oggi unica donna italiana vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Ospitalità, connessioni e partecipazione attiva
La carica innovativa dei due spettacoli d’esordio ripropone quella di precedenti opere prime - tuttora in tournée- che hanno usufruito della coproduzione di Sardegna Teatro (tra le tante, La Vita Ferma di Lucia Calamaro e Macbettu, trasposizione logodurese del modello shakespeariano scritta e diretta da Alessandro Serra), e caratterizza pure altre nuove produzioni: Sacra Famiglia, prima parte della trilogia familiare di Nunzio Caponio, e L’avvoltoio di Anna Rita Signore, un incrocio tra il report giornalistico e lo studio drammaturgico sulle ferite inferte a persone e ambiente in Sardegna, con la prestigiosa collaborazione registica di César Brie.
Tentare di «narrare l’isola e le sue inquietudini» con un linguaggio talora «disturbante e complesso» - sottolinea il direttore di Sardegna Teatro, Massimo Mancini - rientra bene in un programma denso di «intersezioni e fusioni tra generi diversi»: con performance ibride tra danza, teatro e narrazione, rappresentazioni curate per il pubblico più giovane, progetti solidali e di inclusione sociale. Le rappresentazioni saranno inoltre inframmezzate dai seminari di Osservatorio critico, un articolato calendario di incontri supportati dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro per corroborare il dialogo tra spettatori e artisti con gli appropriati strumenti metodologici: un brillante percorso produttivo, che, orientandosi verso i principali temi di ricerca teatrale e artistica internazionale, pone le giuste premesse per stabilire connessioni, trovare punti d’incontro, innescare quel proficuo scambio di idee, rispondente al concetto - caro al direttore Mancini - di «teatro abitato».